A proposito dell’Unità d’Italia e della Costituzione Italiana

Il 28 aprile 2011 Ferdinando Pascolo “Silla” ci ha lasciati con un “lavoro” da portare avanti.
Mio padre è vissuto con riservatezza, praticando i dettami della costituzione anche prima che essa fosse scritta; la sua vita e sua azione mi hanno ricordato il discorso sulla Costituzione Italiana pronunciato agli studenti, da Piero Calamandrei il 26 gennaio 1955 a Milano.
Calamandrei ci ricorda che la nostra è una Costituzione forgiata da patimenti, sciagure e dalla volontà di riscatto. Nella nostra Costituzione c’è l’esperienza di centinaia di migliaia di donne e uomini, la nostra storia, il nostro passato.
Dentro gli articoli, sento la voce di mio padre e migliaia di voci lontane che esigono ”… l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale …”, sento riecheggiare i princìpi fondamentali della Costituzione Romana del 1849 e di tutto quello che è successo dopo, fino ai giorni nostri.
Nell’agire di mio padre, c’è l’atteggiamento solidale con deboli e oppressi in Russia e in Friuli. Lo penso dalle parti di Voroschilovgrad mentre protegge un vecchietto ucraino dalle angherie dei suoi compaesani, a Cividale per togliere Danilo Toffoletti dalle mani dei titini, lo vedo presso il comando del CLN a reclamare libertà per De Anna, lo vedo alle Carceri di Gemona per evitare “rese dei conti”, …
Quando leggo, nell’art. 11, “… l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli …”, ritrovo il “ce sino vignűs a fa ca?”, il “cosa siamo venuti a fare qui, in questo terra-cielo di Ucraina che non riconosco e che appartiene ad altre genti”; “Silla” ci dice che dobbiamo semplicemente essere italiani in mezzo alle altre patrie. Calamandrei direbbe: questo è Mazzini.
Citando l’art. 8, “… tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere davanti alla legge …”, Calamandrei chiama in causa Cavour. A me invece viene in mente il ragionamento che “Silla” fece il 25 aprile di quest’anno, tre giorni prima di morire, a proposito dell'olocauso ebraico e delle altre efferatezze nella risiera di San Sabba; sottolineava la necessità di rifiutare ogni ideologia che comprima la coscienza del singolo.
Quando leggo nell’art. 5 “… la Repubblica una e indivisibile… ” nella mia mente vive l’incontro di “Silla” con il CLN dentro le carceri di Udine e l’istante in cui le sigarette venivano accese da tutti i soldati, assieme, in una notte speciale su quella sponda del Don che fronteggia Stalingrado. L’articolo recita ancora: ”… riconosce e promuove le autonomie locali …” e in questo, a fianco di Calamandrei, vi leggo il pensiero di Cattaneo.
Nell’art. 52, a proposito del ruolo delle forze armate si dice: ”… l’ordinamento delle forze armate si uniforma allo spirito democratico della Repubblica …”. Per Calamandrei questo articolo è ispirato da Garibaldi. Ma questo vuol dire esercito di popolo, perciò io rivivo le sue proteste, nelle Caserme di Trento e di Ajdoscina o Vipacco, in difesa dei soldati, per troppe volte maltrattati dai superiori.
Quando leggo, all’art. 27, “… non è ammessa la pena di morte …”, vi ritrovo la decisione presa da “Silla” davanti al delatore M.R.: nessuna condanna a morte anche se ne aveva l’autorità e lo ha semplicemente consegnato alla Giustizia come i principi di Beccarla esigevano.
Calamandrei ha parlato di voci lontane, di nomi lontani ma anche di nomi umili, di voci recenti, come quella di mio padre e di altri come lui, insistendo che è stato il sangue versato e le tante sofferenze ad avere nutrito la Costituzione. Dietro a ogni articolo della nostra Costituzione ci sono giovani caduti combattendo, donne e uomini e bambini fucilati, impiccati, torturati, morti per la fame nei campi di concentramento, morti per volontà folli dentro e al di fuori dei nostri confini. Al loro fianco ci sono quelli che nelle piazze e nelle campagne sono caduti per reclamare giustizia o pane, un poco di terra o semplicemente un lavoro: la loro lotta e i loro diritti sono il cuore della costituzione come impone l’art. 1.
Risorgimento e Resistenza sono perciò uniti nella Costituzione a sostegno dell’unità d’Italia; è una Costituzione scolpita con i sentimenti di libertà, giustizia, rispetto e solidarietà maturati in anni di servaggio e di prove terribili.
Praticare la cosituzione reale era lo stile di vita di Silla”!
E noi, ricordandolo, la sosterremo e l'onoreremo.

Paolo B. Pascolo